A Lisbona
Lisbona una volta è stata raffigurata come una bambina seduta in riva al mare che, dando le spalle all’Europa, sporge lo sguardo verso l’orizzonte in attesa del tramonto. Questa immagine così liquida appare talmente rappresentativa dell’essenza della città da affacciarsi fino ai limiti del simbolo. Ora, è possibile fotografare un simbolo? Sì, se l’immagine che lo evoca schiude uno spazio, una di quelle porte in cui la realtà si sforza di divenire aperta […] Chi ha attraversato le sue strade avrà intravisto una città che non sembra mai essere nel momento in cui si trova, ma in un prima, in una trasparente comunione con l’attesa che si fa durata […] C’è un indubbio privilegio nel confrontarsi con la sospensione inerente a una realtà di secondo grado; soprattutto quando essa diventa un luogo, un paesaggio di sopravvivenza scolpito nell’esperienza.
Prefazione di Luigi Trucillo.