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Tempo Luogo Metallo

Prologo:
Tutto muore, ma nulla muore veramente.
Di ogni cosa resta la memoria
e su tutto si accampa un’attesa di metamorfosi.
Ma negli intervalli lunghi, insopportabilmente lunghi,
lo strazio dell’evento si dilata.
Ogni cosa è stata e non è ancora
e lo spazio desertico diventa Terra di scontro tra vita e non vita,
tra la vita e il suo doppio.
Sono luoghi dell’abbandono, sparsi in tutto il mondo,
connotati alla nostra stessa identità.
La verità emerge nei frammenti e la Natura libera
da altra morte nutre esseri divenuti coscienza.
Metallo, onde, cemento, carcasse…
scorrono sui quadri di sempre,
ribelli a ogni legge di umano incastro,
scintille che catturano gli sguardi smarriti
di chi non sa e di chi non sa dimenticare.
Calendari strappati usano il tempo,
e l’occhio si fa presenza,
moltiplica il raggio sottile,
scandisce e abbatte la storia per imprigionare
il primo, indivisibile impulso:
la Luce che folgora per annullare
perché dal caos si riveli la forma.

Testo: Maria Giovanna Assumma